Nel gennaio 1649, un evento senza precedenti sconvolse il mondo: un re fu processato e condannato a morte dai suoi sudditi. Re Carlo I d’Inghilterra salì il patibolo a Whitehall e fu decapitato.
Per la prima volta nella storia europea moderna, la sovranità regale fu rifiutata esplicitamente in nome del popolo. Ma come si arrivò a questo gesto estremo? E cosa accadde dopo la morte del sovrano?
Il periodo 1646–1649 fu un crocevia di crisi, rivolte e trasformazioni, in cui alleanze si spezzarono e la rivoluzione prese il posto della guerra.
Dopo la vittoria: un’alleanza divisa
Quando Carlo I si arrese agli scozzesi a Newark nel 1646, la guerra civile era formalmente finita, ma non la crisi politica. I vincitori — il Parlamento, l’esercito e gli scozzesi — erano divisi sul futuro del regno e del re. I presbiteriani scozzesi volevano che Carlo accettasse il loro modello religioso; i moderati in Parlamento erano pronti a restaurarlo con poteri limitati; l’esercito (New Model Army), invece, diffidava profondamente del sovrano e voleva riforme più radicali.
Carlo, da parte sua, rifiutava ogni compromesso reale. Fece finta di negoziare con tutti, mentre segretamente cercava un’alleanza con gli scozzesi. Il suo obiettivo era chiaro: riconquistare il trono con l’aiuto dei suoi ex nemici.
La seconda guerra civile e il colpo di mano noto come Pride’s Purge
Nel 1648, lo scenario precipità, mentre re Carlo I era ancora prigioniero, il Paese sprofondò in una seconda ondata di conflitto, fu l’inizio della seconda guerra civile.
In varie regioni dell’Inghilterra scoppiarono insurrezioni realiste, spesso sostenute da cittadini stanchi del controllo parlamentare e militare. Nel frattempo, la Scozia inviò un nuovo esercito a sostegno del re, dopo che questi aveva accettato di introdurre il presbiterianesimo in Inghilterra in cambio del loro aiuto (il cosiddetto Engagement).
Il Parlamento reagì affidando l’azione repressiva a Thomas Fairfax e Oliver Cromwell, che in poche settimane sedarono le rivolte e sconfissero gli scozzesi a Preston, nell’agosto 1648. Questa seconda guerra fu tanto breve quanto violenta, e segnò un punto di non ritorno: l’esercito non era più disposto a trattare con il re.
Nel dicembre dello stesso anno, il colonnello Thomas Pride — con l’appoggio del New Model Army — fece irruzione nella sede del Parlamento e escluse con la forza tutti i membri contrari al processo del sovrano. Questo atto di forza, passato alla storia come Pride’s Purge, lasciò in carica solo i deputati più radicali: il cosiddetto Parlamento Residuo (Rump Parliament). Era un colpo di Stato in piena regola, condotto in nome della giustizia.
Il processo: una rottura epocale
Il 20 gennaio 1649, per la prima volta nella storia europea moderna, un monarca fu formalmente messo sotto accusa dal suo stesso popolo. La High Court of Justice, creata ad hoc dal Rump Parliament, accusò re Carlo I di aver “tentato di mantenere per sé un potere illimitato e tirannico, sovvertendo i diritti e le libertà del popolo inglese”.
Il re si rifiutò di riconoscere il tribunale, sostenendo che nessuna corte temporale potesse giudicare un sovrano scelto da Dio. Ma ormai il potere legittimo non era più nelle sue mani. Il processo fu breve, simbolico e privo di reali garanzie difensive. L’esito era già deciso.
Il 30 gennaio 1649, re Carlo I fu decapitato a Whitehall, davanti a una folla silenziosa e incredula. Secondo alcuni resoconti, alzò la testa sul patibolo e proclamò:
“I am the king of England — the people are not the judges of a king.”
“Io sono il re d’Inghilterra — il popolo non è giudice del re.”
La sua morte rappresentò una rottura epocale: la sovranità non era più incarnata nella persona del re, ma si spostava — almeno teoricamente — verso il popolo rappresentato in Parlamento.
L’ambiguità dell’esercito: guardiano o potere?
Il New Model Army aveva combattuto per difendere il Parlamento dal re. Ma ora era il Parlamento a temere l’esercito. Dopo il Pride’s Purge, il potere civile era di fatto subordinato a quello militare. L’esercito non era più solo un’istituzione armata: era una forza politica con una propria agenda, fondata su motivazioni religiose, etiche e ideologiche.
Molti dei suoi ufficiali erano puritani radicali convinti che Dio stesso li avesse scelti per “redimere la nazione”. Alcuni reparti erano influenzati dai Levellers, che chiedevano suffragio universale maschile, uguaglianza giuridica e libertà religiosa. Ma questi ideali entravano in conflitto con il bisogno di ordine e controllo dell’esercito stesso.
Cromwell represse i dissidenti interni e mantenne la disciplina. Ma l’ambiguità restava: l’esercito era un custode della rivoluzione o un nuovo potere assoluto?
Una rivoluzione che cambia il mondo
L’esecuzione di Carlo I fu un atto rivoluzionario nel senso più profondo del termine. Il concetto stesso di monarchia sacra e inviolabile venne infranto. La nascita della Repubblica (Commonwealth of England) rappresentò una frattura culturale e simbolica: l’idea che il potere potesse derivare dal consenso e non dal sangue reale cominciava a farsi strada.
Ma fu una rivoluzione incompleta e fragile. Senza una vera Costituzione condivisa, senza una base popolare, e con un esercito dominante, la nuova Repubblica nacque già minata dalle sue contraddizioni.
Eppure, l’esperimento inglese del 1649–1660 avrebbe lasciato un’eredità profonda. Le idee di sovranità popolare, controllo dei poteri, responsabilità dei governanti e tolleranza religiosa — anche se non realizzate pienamente — piantarono semi che avrebbero germogliato nei secoli successivi, dalla Gloriosa Rivoluzione del 1688 alle rivoluzioni americana e francese.
Fonti e Approfondimenti
- Treccani – Rivoluzioni inglesi
- Britannica – English Civil Wars
- UK Parliament – Revolution and Civil War
- Brit Politics – Causes of the Civil War
- English Heritage – The English Civil Wars